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al testo di Dereck Louvrilanm
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Per quanto provi a battere le palpebre gli occhi non vincono la sonnolenza e una frase quale “Dormo in piedi come un cavallo” è uno stato di forma. Inoltre, il bancone accetta i gomiti poggiati sul suo livore. L’attesa si acquatta dove beccano i piccioni.
L’uomo ha messo l’anima nel distributore nel quale il ghiaccio giubila lo sciroppo. L’anima è il fossile che sopravvive alle intenzioni dei bicchieri. Ma l’anima parla da saputella del vigore. Per il distributore ci vuoleva fegato: l’inedia non è la danza dell’acqua liberata dall’attitude al freddo.
L’uomo conta e stima i cestini, sacrari del monouso. Resi delle secche labbra che per altra via contaminano l’ambiente: oggi, cinque o sei, lo hanno messo al centro della sete e del ristoro conveniente ma più che il mantesino immacolato l’anno va in bianco da più di un mese.
I polmoni pompano il calore in circolo. Sangue che dovrebbe bollire ma gela all’ombre del chiosco. Lui pensa che il sole aumenti l’attrazione, benché la massa nella rotonda sia ridotta, e che induca al doppio gioco tra desiderio di spegnere la sete con le tasche lise e l’acqua pubblica.
Pensa di doversi occupare della fontanella e si apposta disteso.
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